Lungi dall’essere soltanto una questione di integrazione sociale, la problematica dei Rom in Romania è estremamente complessa: una caratteristica propria della popolazione é infatti la sua stratificazione, parallela ad un avanzato grado di assimilazione nell’insieme della popolazione maggioritaria.
I Rom sono riconosciuti in Romania in quanto minorità etnica e sono rappresentati in modo permanente da uno (o più) deputati nella Camera dei deputati rumena, sia come rappresentanti del partito dei Rom (Partida le Romenge), sia su altre liste. I Rom sono ufficialmente il 2,5% della popolazione rumena (vale a dire circa 500 000 persone). Tuttavia le ONG cosi’ come le istituzioni concordano nel sostenere che questa stima é molto riduttiva rispetto al numero reale, che secondo gli studiosi conterebbe tra 1 800 000 e 2 500 000 persone. Cio’ deriva dal fatto che molti Rom non si dichiarano ufficialmente come tali per evitare discriminazioni sociali.
L’assenza di dati sicuri che siano disponibili pubblicamente e che abbiano rilievo per le politiche di inclusione e di lotta alla discriminazione, fa sì che l’identificazione dei bisogni e la messa in pratica di programmi specifici di inclusione sia assai difficilmente realizzata al presente. Questa carenza mina di fatto la credibilità dei progetti o dei programmi, per quanto essi siano buoni e necessari.
A Panciu, cosi’ come in buona parte del paese, i Rom vivono in condizioni di estrema precarietà sociale. Panciu conta 8 831 abitanti (censimento 2007), di cui 713 si dichiarano di etnia rom. Le stime non ufficiali rivelano la presenza di 900 persone circa, il 60% dei quali sono minori. Le famiglie si dividono in 4 comunità localizzate in diverse aree della città. La più numerosa e anche più svantaggiata é quella di Valea Brasi e di Str. Ciprian Porumbescu (38 famiglie), situata al di fuori del tessuto urbano. E’ stata perfino denominata “Punto Zero”, data l’estrema precarietà della situazione abitativa ed igienico sanitaria in cui versa la popolazione rom che la abita. Le famiglie vivono per lo più in case di terra e paglia di dimensioni ridottissime: in una casa di 15 metri quadrati vivono anche 8/10 persone. L’inverno è molto rigido (la temperatura scende anche a -20°); le loro case hanno spesso le finestre rotte o il tetto che lascia filtrare acqua.
Dal punto di vista economico, le risorse finanziarie delle famiglie sono per la maggior parte instabili: le principali fonti di guadagno provengono dal lavoro stagionale presso i vinifici locali e dall’impiego sporadico nei lavori sociali proposti dal comune, che non sono ad ogni modo sufficienti a riempire adeguatamente i bisogni primari delle famiglie. Le difficoltà nel trovare un impiego e le condizioni di disagio e marginalità sociale, fanno si’ che i casi di alcolismo siano diffusi tra gli adulti.
Le donne si sposano e hanno la loro prima maternità molto giovani, in molti casi i genitori non le mandano a scuola perché devono occuparsi della casa e dei bambini sin dalle più tenere età. Svolgono anche lavori di manovalanza pesanti come raccolta dei rifiuti, pulizia delle strade, raccolta frutta. I bambini sono spesso coinvolti nei lavori pesanti con gli adulti, o accudiscono i fratelli più piccoli e la scuola non é percepita dalle famiglie come una priorità. Per questo, il tasso di frequenza scolastica dei bambini rom é molto basso e numerosi sono i casi di abbandono. Inoltre, i bambini subiscono delle discriminazioni nelle classi da parte degli altri bambini e degli stessi insegnanti, restano indietro rispetto al livello dei loro compagni e non esistono programmi specifici di sostegno.